I sintomi principali che caratterizzano quello che possiamo definire come il disturbo dell’alimentazione più conosciuto sono i seguenti:
I sintomi della BN comprendono:
Negli anni ’80 del Novecento, Christopher Fairburn e il suo gruppo di ricerca del centro CREDO dell’Università di Oxford svilupparono la teoria cognitivo-comportamentale per la bulimia nervosa, conosciuta come CBT-BN, diventata, negli anni a seguire, il trattamento d’elezione per i pazienti affetti da questo disturbo. Tuttavia, con il passare del tempo, questa forma di terapia è stata ulteriormente migliorata, non solo per migliorarne l’efficacia, ma soprattutto per poterla applicare a tutte le categorie di disturbi dell’alimentazione (anoressia nervosa, bulimia nervosa, altri disturbi dell’alimentazione) in modo transdiagnostico, ossia indipendentemente dalla diagnosi clinica. Questo passo avanti nella terapia dei disturbi dell’alimentazione ha portato alla costruzione della CBT-E, dove “E” sta per Enhanced, cioè “migliorata”.
L’ulteriore e più recente evoluzione della CBT-E è nata, invece, in Italia grazie la lavoro di Riccardo Dalle Grave e dei sui colleghi, ed ha portato all’adattamento della terapia non solo a diverse categorie diagnostiche, ma anche a diversi livelli di cura, a seconda della gravità e complessità del singolo caso; in questo caso si parla di CBT-E multistep. Tale idea ha preso forma dalla necessità clinica di offrire valide alternative a quei pazienti che necessitino di integrare l’approccio psicoterapeutico individuale con trattamenti più intensivi in setting sia ambulatoriali sia ospedalieri.
La psicoterapia cognitivo comportamentale prevede una fase iniziale di inquadramento diagnostico, al termine della quale ha luogo una condivisione con il paziente del funzionamento del disturbo e dei fattori di mantenimento che lo tengono in vita.
Gli studi effettuati in ambito cognitivo comportamentale, che hanno portato all'implementazione della CBT-E e della CBT-E multistep hanno permesso, tra le altre cose, di individuare alcuni sintomi molto importanti, definiti anche fattori di mantenimento specifici; questa definizione deriva dal fatto che tali sintomi giocherebbero un ruolo centrale nel mantenere in vita i disturbi dell'alimentazione, indipendentemente dalla specifica categoria diagnostica. Tra questi rientrano:
Conoscerli è fondamentale, in quanto essi costituiscono i principali bersagli della terapia cognitivo comportamentale applicata a questo tipo di problematiche.
Nel corso del trattamento, si lavora non soltanto sui sintomi sopra citati, ma si cerca di indagare anche i sopra citati “fattori di mantenimento transdiagnostici”, che possono costituire importanti ostacoli per il buon esito del percorso terapeutico.