Disturbi alimentari

Che cos è l’Anoressia nervosa?

I sintomi principali che caratterizzano quello che possiamo definire come il disturbo dell’alimentazione più conosciuto sono i seguenti:

  • Restrizione dell’assunzione di calorie, che porta ad un peso corporeo significativamente basso nel contesto di età, sesso, traiettoria di sviluppo e salute fisica, ed è da considerarsi come un peso inferiore al minimo normale;
  • Intensa paura di ingrassare, anche quando si è sottopeso (non alleviata dalla perdita di peso);
  • Alterazione nella percezione e nella valutazione del peso, delle orme corporee ed eccessiva influenza di questi ultimi sui livelli di autostima accompagnati da una mancanza di riconoscimento della gravità della condizione di sottopeso stessa.

Che cos è la Bulimia nervosa?

I sintomi della BN comprendono:

  • Forti preoccupazioni per la magrezza, e livelli di autostima influenzati in misura eccessiva dalla forma e dal peso corporeo;
  • Presenza di abbuffate: ingestione di un quantitativo di cibo significativamente maggiore di quel che la maggior parte delle persone assumerebbe nello stesso lasso di tempo, unita alla sensazione di perdita di controllo durante l’atto;
  • Inappropriate condotte compensatorie (una volta a settimana per almeno 3 mesi) per prevenire l’aumento di peso, tra cui: vomito autoindotto, rigida restrizione alimentare, abuso di lassativi e diuretici, eccessiva attività fisica.

L'evoluzione dell'approccio cognitivo comportamentale (CBT) per i disturbi alimentari

Negli anni ’80 del Novecento, Christopher Fairburn e il suo gruppo di ricerca del centro CREDO dell’Università di Oxford svilupparono la teoria cognitivo-comportamentale per la bulimia nervosa, conosciuta come CBT-BN, diventata, negli anni a seguire, il trattamento d’elezione per i pazienti affetti da questo disturbo. Tuttavia, con il passare del tempo, questa forma di terapia è stata ulteriormente migliorata, non solo per migliorarne l’efficacia, ma soprattutto per poterla applicare a tutte le categorie di disturbi dell’alimentazione (anoressia nervosa, bulimia nervosa, altri disturbi dell’alimentazione) in modo transdiagnostico, ossia indipendentemente dalla diagnosi clinica. Questo passo avanti nella terapia dei disturbi dell’alimentazione ha portato alla costruzione della CBT-E, dove “E” sta per Enhanced, cioè “migliorata”.

L’ulteriore e più recente evoluzione della CBT-E è nata, invece, in Italia grazie la lavoro di Riccardo Dalle Grave e dei sui colleghi, ed ha portato all’adattamento della terapia non solo a diverse categorie diagnostiche, ma anche a diversi livelli di cura, a seconda della gravità e complessità del singolo caso; in questo caso si parla di CBT-E multistep. Tale idea ha preso forma dalla necessità clinica di offrire valide alternative a quei pazienti che necessitino di integrare l’approccio psicoterapeutico individuale con trattamenti più intensivi in setting sia ambulatoriali sia ospedalieri.

La psicoterapia cognitivo comportamentale prevede una fase iniziale di inquadramento diagnostico, al termine della quale ha luogo una condivisione con il paziente del funzionamento del disturbo e dei fattori di mantenimento che lo tengono in vita.

I fattori di mantenimento specifici o sintomi transdiagnostici

Gli studi effettuati in ambito cognitivo comportamentale, che hanno portato all'implementazione della CBT-E e della CBT-E multistep hanno permesso, tra le altre cose, di individuare alcuni sintomi molto importanti, definiti anche fattori di mantenimento specifici; questa definizione deriva dal fatto che tali sintomi giocherebbero un ruolo centrale nel mantenere in vita i disturbi dell'alimentazione, indipendentemente dalla specifica categoria diagnostica. Tra questi rientrano:

  • Eccessiva valutazione del peso e della forma del corpo
  • Eccessivo controllo dell'alimentazione
  • Ripetuti check della forma del corpo e del peso
  • Tendenza al perfezionismo
  • Bassa autostima
  • Difficoltà interpersonali
  • Difficoltà nel tollerare e gestire le emozioni

Conoscerli è fondamentale, in quanto essi costituiscono i principali bersagli della terapia cognitivo comportamentale applicata a questo tipo di problematiche.

Il trattamento: scopi principali della terapia CBT

  1. Aiutare i pazienti ad identificare e modificare alcune modalità di pensiero problematiche che favoriscono la comparsa ed il mantenimento della patologia alimentare
  2. Insegnare a gestire il sintomo attraverso pensieri e comportamenti più funzionali
  3. Aumentare la consapevolezza delle emozioni negative che portano alla messa in atto dei sintomi, sviluppando strategie di gestione alternative all’utilizzo del cibo

Nel corso del trattamento, si lavora non soltanto sui sintomi sopra citati, ma si cerca di indagare anche i sopra citati “fattori di mantenimento transdiagnostici”, che possono costituire importanti ostacoli per il buon esito del percorso terapeutico.